mercoledì 30 aprile 2014
I L M I O A M N T E
domenica 27 aprile 2014
P I U' C H E P U O I
Se non puoi farla come vuoi, la vita,
sforzati almeno più che puoi
di non prostituirla
nei contatti eccessivi con la gente,
con i gesti eccessivi e le parole.
Non la prostituire col portarla
troppo sovente in giro, con l’esporla
ai commerci e alle pratiche
della dissennatezza quotidiana
finché diventi estranea ed importuna.
Costantino Kavafis
P O E S I E S E G R E T E
S’è avvolto nelle tenebre il mondo, non temere.
Non credere durevole tutto ciò ch’è oscuro.
Sei vicino ai piaceri, amico, alle valli, ai fiori:
osa, non ti fermare. Ecco, già sorge l’alba!
Solo una nebbia lieve il tuo sguardo intimorisce.
La natura benevola prepara sotto il velo
ghirlande di rose e di viole, di nobili narcisi
per te, profumate ricompense ai tuoi canti.
Costantino Kavafis
sabato 26 aprile 2014
L A C U R V A D E I T U O I O C C H I
La curva dei tuoi occhi fa il giro del mio cuore,
girotondo di danza e di dolcezza,
aureola del tempo, culla notturna e sicura,
i tuoi occhi non m’han sempre veduto
io non so tutto quello che ho vissuto.
Foglie di luce e schiuma di rugiada,
canne del vento, sorrisi odorati,
ali che rischiarano il mondo,
navi di cielo cariche e di mare,
sorgenti dei colori, a caccia d’ogni suono.
Profumi schiusi da una covata d’aurore
che giace ancora sulla paglia degli astri,
come il giorno deriva da innocenza
intero il mondo dai tuoi occhi puri
e il mio sangue fluisce in quegli sguardi.
lunedì 21 aprile 2014
È P R O I B I T O
piangere senza imparare,
svegliarti la mattina senza sapere che fare
avere paura dei tuoi ricordi.
È proibito non sorridere ai problemi,
non lottare per quello in cui credi
e desistere, per paura.
Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realta'.
È proibito non dimostrare il tuo amore,
fare pagare agli altri i tuoi malumori.
È proibito abbandonare i tuoi amici,
non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto
e chiamarli solo quando ne hai bisogno.
È proibito non essere te stesso davanti alla gente,
fingere davanti alle persone che non ti interessano,
essere gentile solo con chi si ricorda di te,
dimenticare tutti coloro che ti amano.
È proibito non fare le cose per te stesso,
avere paura della vita e dei suoi compromessi,
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.
È proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire,
dimenticare i suoi occhi e le sue risate
solo perche' le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.
Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.
È proibito non cercare di comprendere le persone,
pensare che le loro vite valgono meno della tua,
non credere che ciascuno tiene il proprio cammino
nelle proprie mani.
È proibito non creare la tua storia,
non avere neanche un momento per la gente che ha bisogno di te,
non comprendere che cio' che la vita ti dona,
allo stesso modo te lo puo' togliere.
È proibito non cercare la tua felicita',
non vivere la tua vita pensando positivo,
non pensare che possiamo solo migliorare,
non sentire che, senza di te,
questo mondo non sarebbe lo stesso.
non sentire che, senza di te, questo mondo non sarebbe lo stesso.
Pablo Neruda
giovedì 17 aprile 2014
E T E R N A P R ES E N Z A
Non importa che non ti abbia,
non importa che non ti veda.
Prima ti abbracciavo, prima ti guardavo,
ti cercavo tutta, ti desideravo intera.
Oggi non chiedo più né alle mani, né agli occhi,
le ultime prove.
Di starmi accanto ti chiedevo prima,
sì, vicino a me, sì, sì, però lì fuori.
E mi accontentavo di sentire che le tue mani
mi davano le tue mani, che ai miei occhi
assicuravano presenza.
Quello che ti chiedo adesso è di più, molto di più,
che bacio o sguardo: è che tu stia più vicina
a me, dentro.
Come il vento è invisibile, pur dando
la sua vita alla candela.
Come la luce è quieta, fissa, immobile,
fungendo da centro che non vacilla mai
al tremulo corpo di fiamma che trema.
Come è la stella, presente e sicura,
senza voce e senza tatto, nel cuore aperto,
sereno, del lago.
Quello che ti chiedo è solo che tu sia
anima della mia anima, sangue del mio sangue
dentro le vene.
Che tu stia in me come il cuore
mio che mai vedrò, toccherò
e i cui battiti non si stancano mai
di darmi la mia vita fino a quando morirò.
Come lo scheletro, il segreto profondo
del mio essere, che solo mi vedrà la terra,
però che in vita è quello che si incarica
di sostenere il mio peso, di carne e di sogno,
di gioia e di dolore misteriosamente
senza che ci siano occhi che mai lo vedano.
Quello che ti chiedo è che la corporea
passeggera assenza, non sia per noi dimenticanza,
né fuga, né mancanza: ma che sia per me
possessione totale dell'anima lontana,
eterna presenza.